Libro Samuelson Economia

Da EU wiki.
Paul A. Samuelson
Economia - Analisi introduttiva
Copertina

UTET - ISBN 88-420-4951-4 - Sesta edizione 1056 pag. - 1969 - 10,00 € (usato)

https://www.libreriarizzoli.it/Economia-Carlo-A-Bollino-Paul-A-Samuelson-William-D-Nordhaus/eai978883866729/


Un classico di Economia, continuamente aggiornato e ripubblicato. (Si riporta un estratto dall’Introduzione a pag. 9)

Buon senso e non senso[modifica]

Tutti conoscono qualcosa di economia sin dall’infanzia. Questa conoscenza è a un tempo utile e dannosa. Utile, perché gran parte dei suoi princìpi possono essere considerati come ovvi. Dannosa, perché è naturale e umano accettare punti di vista superficialmente plausibili. La conoscenza parziale può essere pericolosa. All’attento esame, il senso comune può rivelarsi un vero nonsenso.

Il dirigente sindacale che ha negoziato con successo diversi contratti di lavoro può credere di essere un esperto di economia dei salari. L’uomo d’affari che ha pagato i dipendenti può credere che le sue opinioni in materia di controllo dei prezzi siano definitive. Il banchiere in grado di far pareggiare i conti può concludere di sapere tutto ciò che vi è da sapere sulla creazione di moneta. Ogni individuo tende naturalmente a giudicare un evento economico solo dai suoi effetti immediati su se stesso.

Attenzione alle parole[modifica]

Nelle scienze sociali si deve far attenzione al significato delle parole. Il mondo è abbastanza complicato senza introdurvi altre confusioni e ambiguità come quando 1) due nomi differenti vengono inconsciamente usati per designare la stessa cosa, o 2) la stessa parola viene applicata a due fenomeni assolutamente diversi.

Tizio può dare del bugiardo a Caio perché quest’ultimo ritiene che la causa della depressione sia l’eccessivo risparmio, dicendo che «il sottoconsumo è la vera causa». Sempronio può intervenire nella discussione affermando : «Avete torto entrambi. La vera causa è il sottoinvestimento». Essi possono continuare a discutere. Ma se si soffermassero ad analizzare il proprio linguaggio potrebbero trovare che non vi sono differenze di opinione sui fatti e che si tratta soltanto di una confusione verbale.

Teoria e pratica[modifica]

Il mondo economico è estremamente complicato. E non è generalmente possibile fare osservazioni economiche in quelle condizioni sperimentali controllate che sono caratteristiche ai laboratori scientifici. Come conseguenza di questo e di altri limiti, la nostra conoscenza economica quantitativa è ben lungi dall’essere completa. Ciò non significa che ci sia carenza di accurate nozioni statistiche. Di queste ne abbiamo. Grandi quantità di dati relativi al censo, alle informazioni di mercato, alle statistiche finanziarie vengono raccolti da governi, associazioni commerciali e industrie. Anche in economia è necessario - come in ogni scienza - semplificare e astrarre dalla infinita quantità di dettagli. Nessuna mente può capire una massa di fatti sconnessi. Qualsiasi analisi implica astrazione. È sempre necessario idealizzare, omettere i dettagli, costruire semplici ipotesi e schemi attraverso i quali i fatti possano essere correlati fra loro.

Ogni teoria, sia nelle scienze fisiche che biologiche o sociali, distorce la realtà in quanto la semplifica. Ma se è una teoria valida, ciò che trascura è largamente compensato dal suo apporto all’intuizione e comprensione dei diversi dati empirici.

Se propriamente intese, teoria e osservazione, deduzione e induzione non possono essere in conflitto. La prova della validità di una teoria è la sua utilità nell’illuminare la realtà osservata. Eleganza logica e raffinata bellezza sono irrilevanti. Di conseguenza, quando uno studente dice: «Questo va bene in teoria, ma non in pratica», in realtà vuol dire: «Questa teoria è infondata»; diversamente non dice cosa sensata.

Errore di generalizzazione[modifica]

In economia un buon principio fondamentale è che le cose sono spesso diverse da quello che sembrano. Valgano le seguenti affermazioni:
1. Se tutti gli agricoltori lavorano sodo e la natura collabora a dare un raccolto abbondante, il reddito totale agricolo potrebbe diminuire, e probabilmente diminuirà.
2. Un individuo può risolvere il problema della sua disoccupazione con grande abilità cercando un lavoro o accontentandosi di lavorare per meno; ma necessariamente non tutti possono risolvere il loro problema in questo modo.
L’aumento dei prezzi di un’industria può essere vantaggioso per le aziende del settore; ma se i prezzi di tutto quanto si compera e si vende aumentassero nella stessa proporzione, nessuno sarebbe avvantaggiato.
4. A uno Stato può convenire ridurre le tariffe sulle importazioni, anche se gli altri paesi si rifiutano di fare altrettanto.
5. A un’impresa può convenire intraprendere qualche attività lavorando sottocosto.
6. I tentativi degli individui di risparmiare di più in tempo di depressione possono diminuire il risparmio totale della collettività.
7. Un comportamento prudente per un individuo o una singola impresa può talvolta essere folle per una nazione o uno Stato.

Ripetiamo: ognuna di queste affermazioni è vera, ma tutte sono apparentemente paradossali. Nel corso di questo libro i paradossi apparenti verranno risolti. Non vi sono formule magiche o trucchi nascosti. Una caratteristica dell’economia è che se un argomento è accuratamente sviluppato, ciò che è realmente giusto sembra perfettamente ragionevole.

A questo punto è bene notare che molti dei paradossi suddetti si fondano su una sola confusione o errore, denominato dai logici «l’errore di generalizzazione»: l’errore per cui ciò che è vero per una parte è ritenuto vero per il tutto.

È certo che nel campo dell’economia ciò che sembra vero per gli individui non è sempre vero per la società come un tutto E, inversamente, ciò che sembra vero per la società può essere completamente falso per l’individuo singolo. Infatti, se tutti stanno in punta di piedi per vedere meglio una sfilata non serve a niente, anche se una persona singola, facendo questo, può vedere meglio. In economia, si possono dare infiniti esempi analoghi. Ci si potrà intanto dilettare a, riconsiderare i sette precedenti esempi domandandosi quali di essi possono essere messi in relazione all’errore di generalizzazione. O, meglio ancora, a trovarne altri.

Alla fine della nostra introduzione forse la migliore risposta alla domanda «Perché studiare l’economia?» è data da Lord Keynes[1]

Le idee degli economisti e dei filosofi politici, sia quando hanno ragione, sia quando hanno torto, hanno più peso di quanto comunemente si creda. In verità, il mondo è governato da poche altre cose. Gli uomini pratici che credono di essere completamente esenti da influenze intellettuali, sono generalmente schiavi di qualche economista defunto. Pazzi al potere, che odono voci nell’aria, distillano le loro frenesie da qualche scribacchino accademico di pochi anni addietro. Sono certo che la forza degli interessi costituiti è largamente esagerata rispetto all’affermarsi graduale delle idee. Certo non immediatamente, ma dopo un certo intervallo. Perché nel campo della filosofia economica e politica non sono molti coloro che sono influenzati dalle nuove teorie dopo aver superato la ventina o la trentina cosicché le idee che i funzionari civili e i politici e persino gli agitatori applicano agli eventi correnti è probabile che non siano le più moderne. Ma, prima o poi, sono le idee e non gli interessi costituiti a influire per il bene o per il male.

Note[modifica]


  1. John Maynard Keynes, The Generai Theory of Employment, Interest and Money, Harcourt, Brace, New York, 1936.