Libro Wilkinson Pikett Diseguaglianze

Da EU wiki.
Versione del 6 gen 2019 alle 19:40 di Andrea (discussione | contributi) (Creata pagina con "<div style="text-align:center;">200px|thumb|left|Copertina</div> <div style="text-align:center;">Richard Wilkinson, Kate Pickett<...")
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Copertina
Richard Wilkinson, Kate Pickett
La misura dell'anima. Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici
Feltrinelli - ISBN 9788807723933 - Milano, 2012 - 300 pagine - Libro 8,50€
http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/la-misura-dellanima-1/

Kate Pickett è fellow all’University of York e lavora presso il National Institute for Health Research. Ha studiato Antropologia a Cambridge, Scienze nutrizionali alla Cornell ed Epidemiologia a Berkeley, prima di lavorare per quattro anni come assistant professor alla University of Chicago.
Richard Wilkinson ha studiato Storia economica alla London School of Economics, prima di specializzarsi in Epidemiologia. È professore emerito alla University of Nottingham Medical School e professore onorario allo University College di Londra.

Alcuni pensano che la lotta per l'esistenza e quindi le disuguaglianze economiche e sociali siano indispensabili alla società per progredire. Pensano cioè che chi è meno dotato è giusto che resti indietro. Altri trovano invece che tutti dovremmo avere alla nascita pari opportunità. In modo che tutti possano far fruttare al massimo le proprie doti di intelligenza e di carattere. Wilkinson e Pikett dimostrano con le loro ricerche che le società sviluppate più egualitarie sono appunto quelle che funzionano meglio. Notano che molti Stati hanno raggiunto oramai un limite massimo del benessere economico complessivo. Ma quelli che mantengono una forte disuguaglianza nella ripartizione di questo benessere, soffrono maggiori disagi sociali: malattie, criminalità, tossicodipendenza ecc. Gli autori fanno quindi alcune proposte per ridurre la disuguaglianza.

Estratto - Ipotesi di lavoro, poi verificate
Fig. 1.4 - Tasso di mortalità negli USA/Livello di reddito.

(pag. 27) Nella figura 1.4 i tassi di mortalità si riferiscono a individui che vivono in distretti postali classificati in base al reddito medio dei nuclei familiari che vi abitano. A destra si trovano i distretti postali più ricchi, con tassi di mortalità più bassi, e a sinistra i distretti più poveri, con tassi di mortalità più elevati. Anche se abbiamo illustrato il fenomeno utilizzando dati statunitensi, gradienti di salute simili, più o meno ripidi, si riscontrano in quasi tutte le realtà sociali.

Redditi più alti sono associati a tassi di mortalità più bassi a tutti i livelli della società. La questione non è soltanto che i poveri versano in condizioni di salute peggiori di chiunque altro; ciò che colpisce è il carattere regolare del gradiente di salute che attraversa l’intera società. È un gradiente che ci riguarda tutti.

All’interno di ciascun paese, la salute e la felicità individuali sono correlate al reddito: i ricchi tendono, in media, a essere più sani e più felici delle persone meno abbienti nella stessa società. Ma se si mettono a confronto i paesi benestanti, è ininfluente che, in media, i membri di una società siano quasi due volte più ricchi di quelli di un’altra.

Come possiamo interpretare questo paradosso, cioè che le differenze di reddito medio o di tenore di vita di intere popolazioni o interi paesi sono del tutto irrilevanti, mentre le disparità dei redditi all’interno di questi stessi contesti sociali hanno una notevolissima influenza? Due sono le spiegazioni plausibili. La prima è che il fattore rilevante nei paesi ricchi non sia tanto il livello di reddito o il tenore di vita dell’individuo in senso assoluto, quanto la condizione del singolo rispetto ad altri membri della società. Forse ciò che conta non è tanto il tenore di vita medio, quanto unicamente il fatto di trovarsi in una situazione migliore o peggiore di quella di altri: in altre parole, l’aspetto importante è il posto occupato nella scala sociale.

L’altra possibilità è che il gradiente sociale della salute, illustrato nella figura 1.4, sia determinato non tanto dagli effetti del reddito relativo o dello status sociale sul benessere psicofisico, quanto piuttosto dalla mobilità sociale, che discrimina tra le persone con condizioni di salute differenti. Forse le persone sane tendono a salire la scala sociale, mentre quelle non sane rimangono ai gradini più bassi.

Questo dilemma verrà risolto nel prossimi capitoli, dove esamineremo gli effetti di una riduzione o di un ampliamento delle disparità dei redditi all’interno di una società, per stabilire se le società caratterizzate da maggiore o minore diseguaglianza siano gravate dal medesimo carico di problemi sanitari e sociali.