Organi dell'Unione europea

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Gli organi dell'UE - dal sito della Commissione


Parlamento europeo[modifica]

Parlamento

Funzioni[modifica]

Il Parlamento europeo esercita il potere legislativo e il potere di bilancio - condivisi con il Consiglio dell'Unione europea - e il potere di controllo democratico. Le principali funzioni del Parlamento europeo sono:[1]

  • l'esercizio del controllo politico sull'operato della Commissione tramite interrogazioni scritte e orali e lo strumento della mozione di censura;
  • l'esame delle proposte legislative della Commissione, assieme al Consiglio dei Ministri dell'Unione europea, nell'ambito della procedura legislativa ordinaria;
  • l'approvazione del bilancio annuale dell'Unione, insieme al Consiglio dell'Unione europea;
  • la nomina del mediatore europeo;
  • l'istituzione di commissioni d'inchiesta.

Il Parlamento e il Consiglio UE esercitano congiuntamente il potere legislativo e vengono spesso paragonati alle due camere di un sistema bicamerale. Tra le differenze rispetto alle legislature nazionali è da notare però che né il Parlamento né il Consiglio hanno il potere di iniziativa legislativa, che è riservato esclusivamente alla Commissione europea, organo esecutivo dell'Unione. Pertanto, mentre il Parlamento può modificare o respingere una proposta di legge, quest'ultima deve essere prima elaborata dalla Commissione.

Benché questo sia uno dei punti della discussione circa il deficit democratico dell'Unione, va notato che anche nei Parlamenti nazionali la stragrande maggioranza dei disegni di legge adottati è di iniziativa governativa.

Elezioni[modifica]

Le elezioni degli eurodeputati si sono svolte in ogni Stato membro ogni cinque anni dal 1979. Al 2014 ci sono state otto tornate elettorali. Le elezioni si svolgono in un periodo compreso tra quattro giorni, tra il giovedì mattina e la domenica immediatamente successiva, in base alle abitudini locali e, a parte dover essere di tipo proporzionale, ogni Stato membro sceglie una propria procedura: mentre la maggior parte dei membri presenta una lista nazionale, alcuni, come il Regno Unito e la Francia, dividono la ripartizione dei seggi tra le regioni. Le prossime elezioni del 2019 si terranno nei 27 stati membri dell'Unione europea (per la prima volta non parteciperà il Regno Unito per l'uscita dall'UE dopo la Brexit) tra il 23 e il 26 maggio, come deciso unanimemente dal Consiglio dell'Unione europea.[2]

Composizione del Parlamento.

Commissione europea[modifica]

Commissione

La Commissione europea è una delle principali istituzioni dell'Unione europea, suo organo esecutivo e promotrice del processo legislativo. È composta da un delegato per ogni Stato membro dell'Unione europea (detto Commissario): a ciascun delegato è però richiesta la massima indipendenza dal governo nazionale che lo ha indicato.[3]

Come regola generale, gli atti legislativi dell’Unione europea possono essere adottati dal Consiglio dei ministri (o dal Consiglio e dal Parlamento europeo) solo su proposta della Commissione europea. In altri termini, la Commissione europea dispone del cosiddetto monopolio dell’iniziativa legislativa, in quanto il legislatore europeo non può agire senza una proposta da parte della Commissione. Questo principio vale per tutte le decisioni prese dall’Unione europea nei settori di sua competenza (dalla Politica agricola comune alla Politica comune dei trasporti della CE, dal Mercato unico europeo alla Politica ambientale).

Per quanto riguarda invece i settori della Politica estera e di sicurezza comune e degli affari interni o giudiziari (v. Giustizia e affari interni) (i cosiddetti secondo e terzo pilastro dell’Unione europea (v. Pilastri dell’Unione europea), la Commissione condivide il suo diritto di iniziativa con gli Stati membri, questi ultimi potendo presentare proposte al pari della Commissione europea. Al contrario, né il Consiglio né il Parlamento europeo hanno il diritto di presentare proposte di leggi, ma possono soltanto chiedere alla Commissione di prendere un’iniziativa (artt. 192 e 208 del Trattato). In questi casi, la Commissione dà normalmente seguito a tali richieste.[4]

La Commissione inoltre è responsabile dell'attuazione delle decisioni politiche da parte degli organi legislativi, gestisce i programmi UE e la spesa dei suoi fondi.

Con l'espressione "Commissione europea" non si indica solo l'insieme dei 28 commissari, ma anche l'insieme delle strutture burocratiche che fanno loro riferimento e al personale da esse impiegato. La Commissione europea è infatti strutturata in Direzioni Generali (DG), l'equivalente dei ministeri o dicasteri degli ordinamenti statuali, suddivisi a loro volta in direzioni e queste ultime in unità.

Ogni commissario europeo è a capo di una Direzione Generale, che prepara documenti e proposte di iniziative, ed è assistito nel suo lavoro da un gabinetto, che offre invece al commissario consigli e assistenza di tipo più strettamente politico.[5]

Consiglio dell'Unione europea[modifica]

Consiglio dell'Unione europea

Il Consiglio dell'Unione europea (denominato in questo modo dal trattato di Lisbona del 2007), è noto anche come Consiglio dei ministri europei.[6]

Il Consiglio, congiuntamente al Parlamento europeo, esercita la funzione legislativa e la funzione di bilancio; coordina le politiche economiche generali degli Stati membri; definisce e implementa la politica estera e di sicurezza comune; conclude, a nome dell'Unione, accordi internazionali tra l'Unione e uno o più Stati o organizzazioni internazionali; coordina le azioni degli Stati membri e adotta misure nel settore della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale.

Esso si riunisce in varie formazioni: a seconda della questione all'ordine del giorno, infatti, ciascuno Stato membro sarà rappresentato da un rappresentante a livello ministeriale responsabile di quell'argomento, più il commissario europeo responsabile del tema in esame. Le formazioni sono dieci: 1) Affari generali, 2) Affari esteri, 3) Affari economici e finanziari (Ecofin), 4) Agricoltura e pesca, 5) Giustizia e affari interni, 6) Occupazione, politica sociale, salute e consumatori, 7) Competitività, 8) Trasporti, telecomunicazioni ed energia, 9) Ambiente, 10) Istruzione, gioventù e cultura.

Consiglio europeo[modifica]

Consiglio europeo

Il Consiglio europeo è composto dai capi di Stato o di governo dei paesi membri dell'Unione europea e dal Presidente del Consiglio europeo che ne presiede le sessioni; inoltre partecipa senza diritto di voto il Presidente della Commissione europea. Il Trattato di Lisbona attribuisce al Consiglio Europeo la funzione di organo di indirizzo politico.[7]

Il Consiglio europeo nasce dalla prassi instaurata fin dal 1961 di tenere riunioni informali e senza una cadenza prestabilita tra i capi di Stato e di governo dei paesi che aderivano alle comunità (cd. vertici europei). Lo scopo era quello di riunirsi al di fuori del contesto comunitario, a livello di conferenza internazionale per dare nuovo impulso alla cooperazione politica, prescindendo dalle formalità e lungaggini del procedimento comunitario.

Nell'ultimo di tali vertici, tenutosi a Parigi nel 1974, fu deciso di tenere regolarmente riunioni di capi di Stato e di governo chiamandole Consigli europei al fine di approfondire l'esame dei problemi relativi alla costruzione europea e dare maggiore coesione alle iniziative della Comunità.

In definitiva, si tratta di un soggetto per certi versi “atipico”, idoneo tuttavia a costituire, un punto di riferimento rilevante nel processo decisionale delle istituzioni comunitarie e dell’Unione europea, oltre a rappresentare il maggior organo di cooperazione politica fra gli Stati membri.[8]

Banca centrale europea[modifica]

Banca centrale europea

La Banca centrale europea (BCE) è incaricata dell'attuazione della politica monetaria per i diciannove paesi dell'Unione europea che hanno aderito alla moneta unica formando la cosiddetta zona euro. Si occupa inoltre della politica di vigilanza sulle principali banche nazionali.[9]

Ha iniziato ad essere funzionale dal 1º gennaio 1999, quando tutte le funzioni di politica monetaria e del tasso di cambio delle allora undici banche centrali nazionali sono state trasferite alla BCE. Nella stessa data sono stati sanciti i tassi di conversione delle monete nazionali rispetto all'euro. La BCE può emanare decisioni e formulare raccomandazioni e pareri non vincolanti. Deve inoltre essere consultata dalle altre istituzioni dell'Unione per progetti di modifica dei trattati che riguardino il settore monetario, oltre che per ogni atto dell'Unione riguardante materie di sua competenza.

La Banca Centrale Europea fa parte, insieme alle banche centrali nazionali di tutti i 28 Stati membri dell'Unione europea, del Sistema europeo delle banche centrali (SEBC). L'obiettivo prioritario del SEBC, secondo quanto stabilito dallo statuto stesso e dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, è il controllo dell'andamento dei prezzi. Questo tipo di obiettivo si definisce mandato individuale, in opposizione al mandato duale della Federal Reserve, che promuove stabilità dei prezzi e piena occupazione. Nello specifico l'obiettivo è assicurare che il tasso di inflazione di medio periodo sia inferiore ma prossimo al 2%.

In seguito alla crisi che nel 2008 ha colpito l'economia mondiale, e poi specificamente l'Europa, pesando sui bilanci delle banche e degli Stati, la BCE ha progressivamente assunto un ruolo più interventista, sia abbassando gradualmente i tassi d'interesse, sia avviando nuovi tipi di operazioni, spesso definite collettivamente "misure non convenzionali", in opposizione agli strumenti "classici". Queste nuove misure sono:

  1. Long Term Refinancing Operation (LTRO): tra il dicembre 2011 e il febbraio 2012 sono stati prestati alle banche europee oltre 1000 miliardi di euro con l'obiettivo di normalizzare i parametri del credito nell'Eurozona ed evitare una crisi del sistema bancario.
  2. Securities Markets Programme (SMP): programma avviato nel maggio 2010 e proseguito fino al settembre 2012, consistente nell'acquisto sul mercato secondario di titoli del debito pubblico, con lo scopo di frenare il contagio della crisi del debito sovrano partita dalla Grecia.
  3. Outright Monetary Transactions (OMT): programma di acquisto di titoli di stato sul mercato secondario annunciato nel settembre 2012. La principale differenza rispetto al SMP è che qui il programma può essere avviato solo se il Paese che ne usufruisce ha prima fatto richiesta di aiuto a uno dei cosiddetti "fondi salva-Stati".
  4. Targeted Long Term Refinancing Operations (TLTRO): due serie di operazioni portate avanti nel giugno 2014 e nel marzo 2016, simili al LTRO ma mirate a privilegiare le banche che aumentano i prestiti a imprese e famiglie.
  5. Asset Purchase Programmes (APP): programmi di acquisto diretto di titoli avviati all'inizio del 2015 con l'obiettivo di controllare l'inflazione.

Nel corso della crisi l'attività della BCE è stata giudicata lenta o insufficiente da vari economisti. In particolare si chiedeva alla Banca centrale di assumere il ruolo di prestatore di ultima istanza, ossia di acquistare direttamente titoli di stato dei Paesi sottoposti alla pressione dei mercati, per consentire un calo degli interessi, e di effettuare una politica monetaria espansiva, sull'esempio degli alleggerimenti quantitativi operati della Federal Reserve. Le operazioni elencate più su hanno solo in parte soddisfatto queste richieste.

Corte di giustizia dell'Unione europea[modifica]

Corte di giustizia dell'Unione europea

La Corte di giustizia dell'Unione europea (CGUE) ha il compito di garantire l'osservanza del diritto nell'interpretazione e nell'applicazione dei trattati fondativi dell'Unione europea.[10]

La Corte di giustizia è ripartita su tre organi giurisdizionali: la Corte di giustizia, il Tribunale di primo grado, e il Tribunale della funzione pubblica. Tutti hanno sede a Lussemburgo.[11]

La scelta dei giudici è fatta fra persone di riconosciuta indipendenza, che siano adatte a svolgere elevate funzioni giurisdizionali negli Stati membri o che siano giureconsulti di notoria competenza. Nella pratica si tratta di professori universitari, magistrati, avvocati, alti funzionari nazionali, internazionali o comunitari.

Corte dei conti europea[modifica]

Corte dei conti europea

La Corte dei conti europea (ECA - European Court of Auditors) è l'istituzione dell'Unione europea preposta all'esame dei conti di tutte le entrate e le uscite dell'Unione e dei suoi vari organi, accertandone la sana gestione finanziaria.[12]

Annualmente redige una dichiarazione di affidabilità sui conti (DAS), ma può in ogni momento pubblicare relazioni speciali su problemi specifici. Assiste il Parlamento europeo e il Consiglio nella funzione del controllo dell'esecuzione del bilancio dell'UE. Non ha poteri giurisdizionali, e i suoi pareri non sono vincolanti, ma questo nulla toglie all'importanza primaria del suo compito.

I membri della Corte dei conti, uno per ciascuno Stato membro dell'Unione, sono nominati dal Consiglio tra le personalità che fanno o hanno fatto parte nei rispettivi Stati delle istituzioni di controllo esterno dei conti pubblici e che possiedono una qualifica per tale funzione. Il loro mandato è di 6 anni, rinnovabile.

Comitato europeo delle Regioni[modifica]

Comitato europeo delle Regioni

Il Comitato europeo delle Regioni (CdR) è l'assemblea dei rappresentanti locali e regionali dell'Unione europea (UE), che consente agli enti substatali (regioni, province, comuni, ecc.) di far sentire la propria voce in maniera diretta all'interno del quadro istituzionale europeo. Il Comitato è stato istituito nel 1994 per assolvere due compiti principali. In primo luogo, dato che circa tre quarti della legislazione dell'UE sono applicati a livello locale o regionale, era logico che i rappresentanti locali e regionali avessero voce in capitolo nello sviluppo di tale legislazione. In secondo luogo, era diffusa la preoccupazione che si allargasse il distacco tra l'opinione pubblica e il processo di integrazione europea: un modo per colmare questo distacco era coinvolgere il livello amministrativo eletto più vicino ai cittadini. [13]

Il CdR è composto da 350 membri titolari e altrettanti supplenti, suddivisi tra tutti gli Stati membri dell'UE in misura pressoché proporzionale alla rispettiva popolazione. I membri devono essere titolari di un mandato elettorale nell'ambito di una collettività regionale o locale, o politicamente responsabili dinnanzi ad un'assemblea eletta. Il CdR organizza i propri lavori per mezzo di commissioni interne, specializzate in materie di grande attualità e rilievo. Le commissioni elaborano progetti di parere e organizzano convegni e seminari sulle tematiche di loro competenza.

I trattati obbligano la Commissione europea ed il Consiglio dell'Unione europea a consultare il Comitato europeo delle regioni ogni qualvolta vengono avanzate proposte relative a settori che hanno ripercussioni a livello regionale o locale, ossia: coesione economica e sociale, reti transeuropee, sanità pubblica, istruzione, cultura, politica dell'occupazione, politica sociale, ambiente, formazione professionale, trasporti.

Il lavoro del Comitato è incentrato su tre principi fondamentali:

  • Sussidiarietà Questo principio, sancito nei Trattati in concomitanza con l'istituzione del CdR, dispone che nell'Unione europea le decisioni siano prese al livello concretamente più vicino ai cittadini. L'Unione europea, quindi, non dovrebbe assumersi compiti che risultino più adatti alle amministrazioni nazionali, regionali o locali.
  • Prossimità Tutti i livelli amministrativi dovrebbero puntare ad essere "vicini ai cittadini", in particolare organizzando il proprio lavoro in maniera trasparente, in modo che i governati sappiano chi fa cosa e come fare udire la loro voce.
  • Partenariato Una sana governance europea implica la cooperazione di tutti i livelli di governo: europeo, nazionale, regionale e locale. Tutti questi livelli, infatti, sono indispensabili e devono partecipare al processo decisionale ("governance multilivello").

Gruppi Europei di Cooperazione Territoriale[modifica]

I gruppi europei di cooperazione territoriale (GECT) sono stati creati per favorire la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale tra gli Stati membri o le loro autorità regionali e locali. I GECT consentono a tali partner di attuare progetti comuni, condividere conoscenze e migliorare il coordinamento della pianificazione territoriale.

I GECT sono stati stabiliti dal Regolamento (CE) n. 1082/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio e dal Regolamento (UE) n. 1302/2013. I GECT sono dotati di personalità giuridica e sono disciplinati da una convenzione conclusa all'unanimità dai loro membri. I GECT agiscono per conto dei loro membri, che adottano i rispettivi statuti tramite convenzioni speciali che descrivono l'organizzazione e le attività del GECT. Come requisito minimo, un GECT deve avere due organismi: un'assemblea costituita dai rappresentanti dei suoi membri e un direttore che rappresenti il GECT e agisca in nome e per conto di questo.

Nell'ottica di facilitare l'uso dello strumento dei GECT, il Parlamento ha posto l'accento sull'importanza di collegarsi ai GECT in diversi strumenti politici, quale la politica di coesione. Il Parlamento è anche riuscito a garantire che, nell'ambito del quadro legislativo che regola il periodo di programmazione 2014-2020, i rappresentanti dei GECT possano partecipare ai comitati di sorveglianza dei programmi.

Nonostante sviluppi positivi nell'uso di tali strumenti, il Parlamento ritiene che vi sia un margine di miglioramento: nella sua risoluzione dell'11 settembre 2018 sul rafforzamento della crescita e della coesione nelle regioni frontaliere dell'UE, il Parlamento si rammarica che il potenziale dei gruppi europei di cooperazione territoriale non venga sfruttato appieno, il che potrebbe essere dovuto in parte alle riserve delle autorità locali e regionali e in parte al loro timore di trasferire competenze, nonché alla mancanza di una consapevolezza delle rispettive competenze. Inoltre, il Parlamento invita la Commissione a proporre misure volte a superare gli ostacoli che impediscono l'efficace applicazione dello strumento GECT.

Note[modifica]