Politiche europee

Da EU wiki.

Document-pdf.svg Jean-Claude Juncker - Relazione sulle politiche
Il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha presentato questa relazione durante il suo discorso sullo stato dell’Unione il 12 settembre 2018. Il discorso di quest’anno è stato fatto nell’imminenza delle elezioni europee del 2019 e nel dibattito in corso sul futuro dell’Unione europea.

Il Presidente Juncker ha fatto il punto della situazione per l’anno appena trascorso e hoa presentato le priorità per l’anno prossimo. Ha illustrato anche in che modo la Commissione europea intende rispondere alle sfide più pressanti cui è confrontata l’Unione europea. Al discorso ha fatto seguito una discussione in Aula. È così che prende il via il dialogo con il Parlamento europeo e il Consiglio in preparazione del programma di lavoro della Commissione per l’anno prossimo.

Indice. Progressi sulle 10 priorità della Commissione europea / Relazione di attuazione delle politiche / Tabella di marcia per un’Unione più unita, più forte e più democratica: bilancio di un anno e prossime tappe / Un bilancio moderno al servizio di un’Unione che protegge, che dà forza e che difende: il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 / Miglioramento della situazione economica / Fondo europeo per gli investimenti strategici / A 10 anni dall’inizio della crisi finanziaria, un settore finanziario più forte, più sicuro, più stabile / Sostegno alle riforme negli Stati membri dell’UE / Un nuovo capitolo per la Grecia / Accordo di partenariato economico UE-Giappone / Il partenariato chiave dell’UE con l’Africa / Il Corpo europeo di solidarietà / Legiferare meglio / L’UE mantiene le promesse: un’applicazione più efficace delle nostre decisioni comuni / Visite ai parlamenti nazionali / Dialoghi con i cittadini / L’opinione pubblica nell’UE

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Document-pdf.svg Jean-Claude Juncker - Discorso sullo stato dell'Unione - 12 settembre 2018
Signor Presidente, onorevoli deputati, talvolta la Storia avanza con discrezione e a piccoli passi e poi si allontana rapidamente. Così si può descrivere l'operato di una Commissione che dispone soltanto di un mandato di cinque anni per cambiare definitivamente il corso delle cose. L'attuale Commissione è un episodio, un breve momento nella lunga storia dell'Unione europea. Nei prossimi dodici mesi continueremo a lavorare per trasformare un'Unione europea imperfetta in un'Unione ogni giorno più perfetta. Talvolta la Storia nel senso vero e proprio del termine piomba senza preavviso nella vita delle nazioni e la lascia solo dopo molto tempo. È questo che avvenne al momento della Grande Guerra che nel 1914 colse di sorpresa il continente europeo, dopo un 1913 soleggiato, calmo, tranquillo e ottimista. Nel 1913 gli europei si aspettavano di vivere a lungo in pace. Eppure l'anno successivo una guerra fratricida irruppe in Europa. Parlo di quel periodo non perché pensi che siamo sull'orlo di una nuova catastrofe. L'Unione europea è una garanzia di pace. Dovremmo essere felici di vivere in un continente in pace, un continente che conosce la pace grazie all'Unione europea. Dovremmo rispettare di più l'Unione europea, non infangarne l'immagine, difendere il nostro modo di essere e di vivere. Dovremmo accettare un patriottismo che non è diretto contro gli altri. E rifiutare un nazionalismo eccessivo che porta a respingere e detestare gli altri, che distrugge, che cerca dei colpevoli invece di cercare soluzioni che ci permettano di vivere meglio insieme. [...]

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Document-pdf.svg 60 buone ragioni per cui abbiamo bisogno dell’Unione europea
(Alcuni passaggi del documento) La burocrazia europea ha una pessima reputazione: molti credono che legioni di funzionari e istituzioni a Bruxelles vivano nel lusso a spese dei contribuenti. I dati, però, dimostrano tutt’altro. Circa 55 000 persone lavorano nelle istituzioni europee, di cui poco meno di 34 000 per la Commissione europea. Non sono poi tanti, se si pensa che il personale dell’UE è al servizio di ben 510 milioni di cittadini: praticamente un funzionario o agente dell’UE ogni 10 000 abitanti circa. A titolo di confronto, il settore pubblico italiano impiega 2,8 milioni di persone a fronte di una popolazione complessiva di 59 milioni di persone; l’Unione europea ha quindi un’amministrazione molto più modesta.

Anche lo stereotipo del funzionario europeo che fa la bella vita è una bufala. Lo stipendio base dei funzionari della Commissione parte da circa 2 300 euro mensili a inizio carriera, oltre alle indennità. Solo pochi alti funzionari percepiscono lo stipendio massimo di circa 16 000 euro al mese. Le retribuzioni dei funzionari dell’UE seguono la stessa evoluzione di quelle dei loro colleghi nazionali di un determinato gruppo di paesi.

L’UE è vantaggiosa anche per l’Italia. In termini di cassa, l’Italia versa nel bilancio dell’UE più di quanto non riceva sotto forma di pagamenti diretti, ed è il terzo contribuente netto dopo Germania e Francia. In termini relativi, però, ossia esaminando il costo pro capite e l’economia del paese, i maggiori contribuenti nel 2015 sono risultati i Paesi Bassi e la Svezia. L’Italia è la quarta potenza economica dell’UE ed è quindi naturale che contribuisca al bilancio dell’UE più di quanto riceva: si tratta di solidarietà con i paesi più poveri. Questo fa del nostro paese un contribuente netto (in opposizione a un beneficiario netto). Se si calcola però il contributo italiano al bilancio dell’UE rispetto al numero di abitanti, l’Italia si piazza intorno al decimo posto della classifica dei pagamenti pro capite. Non è possibile rispondere alla domanda se per un paese sia un vantaggio o uno svantaggio appartenere all’UE basandosi solo sulla classifica dei contribuenti netti. Il saldo netto non rispecchia adeguatamente i numerosi benefici derivanti dall’appartenenza all’UE, quali ad esempio la stabilità politica e la sicurezza, la libera circolazione e il mercato. Inoltre, gli investimenti europei sono erogati a beneficio dell’UE nel suo complesso e i fondi messi a disposizione di un paese possono apportare vantaggi anche alle imprese di altri Stati membri, come è successo ad esempio per un’impresa italiana che ha ricevuto 112 milioni di euro sotto forma di appalti per ammodernare una linea ferroviaria in Bulgaria con un progetto finanziato dell’UE.

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Document-pdf.svg La storia europea: 60 anni di progresso condiviso
Il 60° anniversario dei trattati di Roma (24 mar 2017) è un’occasione per riflettere sul futuro dell’Unione europea, guardando soprattutto al domani, ma valutando i decenni recenti. Oggi che alcuni dei principi fondamentali degli Stati democratici e delle economie avanzate sembrano minacciati, è quanto mai importante ricordare gli obiettivi originari dell’integrazione europea. La storia dell’Europa unita è fatta di pace, democrazia, solidarietà e libertà, così come di prosperità, uguaglianza, benessere e sostenibilità. Ora che viviamo un passaggio critico di questa storia, è utile rievocare i principi che ci uniscono in quanto europei e i successi ottenuti insieme, e di cui godiamo tutt’oggi. Ci sono state battute d’arresto, indubbiamente, e le sfide del futuro possono a volte apparire insormontabili. Per questo, è necessario un periodo di dialogo e riflessione. Fare il bilancio delle conquiste e dei fallimenti che hanno tracciato il cammino dell’Europa unita potrebbe essere un buon punto di partenza.
Pace. Il periodo più lungo di pace e stabilità nella storia d’Europa è iniziato con la creazione delle Comunità europee.
Democrazia. L’Unione europea è l’unione di democrazie più grande al mondo.
Solidarietà. In più di dieci Paesi, oltre il 40% degli investimenti pubblici sono finanziati da fondi dell’Unione.
Libertà. Si esprime nel diritto dei cittadini di muoversi e soggiornare liberamente all’interno dell’Unione europea. Nel rispetto della vita privata e la tutela dei dati personali, la libertà di pensiero, di religione, di assemblea, di espressione e d’informazione.
Prosperità. Negli ultimi vent’anni il PIL medio pro capite nell’Unione è pressoché raddoppiato. In alcuni degli Stati più poveri è aumentato di 10 volte.
Scoperta. L’Unione ha finora investito circa 200 miliardi di euro per finanziare la ricerca, nuovi prodotti e nuove tecnologie che migliorano la nostra vita col più vasto programma plurinazionale di ricerca al mondo.
Opportunità. In quanto europei, siamo liberi di vivere, lavorare e trascorrere la pensione in ogni Paese d’Europa. Gli europei che lavorano in un altro Stato membro sono attualmente 6,5 milioni. Grazie al mercato unico i voli sono meno costosi, viaggiare è meno burocratico. Le tariffe di roaming saranno ben presto abolite completamente. Dal 1987, anno della sua istituzione, il programma Erasmus ha dato la possibilità a 9 milioni di persone di studiare, seguire una formazione, fare volontariato o avere un’esperienza professionale all’estero.
Uguaglianza di genere. La parità tra donne e uomini è uno dei valori costitutivi dell’Unione. Il divario retributivo di genere è ora ridotto al 16%. Attualmente nelle università europee si laureano più donne che uomini. Le donne europee hanno il punteggio medio più alto al mondo nell’indice delle libertà personali.
Benessere. Nell’Unione tutti i lavoratori hanno diritto a quattro settimane di ferie retribuite all’anno. Tutte le donne europee hanno diritto ad almeno 14 settimane di congedo di maternità e tutti i genitori hanno il diritto individuale al congedo parentale per la nascita o l’adozione di un figlio.
Sostenibilità. Le città europee sono tra quelle con i minori livelli di inquinamento atmosferico, soprattutto grazie ai divieti imposti per tempo sugli inquinanti. Il riciclaggio dei rifiuti nei comuni d’Europa è passato dal 30% nel 2004 al 43% nel 2014. Dal 2010 al 2015 l’Unione ha investito di più nelle energie rinnovabili che in qualsiasi altra fonte di energia, per cui oggi la capacità installata di rinnovabili pro capite è tre volte quella della media mondiale.
Influenza. L’Unione europea è il più grande blocco commerciale del mondo. Il valore delle esportazioni totali dell’Ue-27 si aggira attorno ai 5,8 milioni di euro, ossia oltre un terzo delle esportazioni mondiali, più di due volte e mezzo le esportazioni della Cina e più del triplo di quelle degli Stati Uniti. L’Unione è il principale partner commerciale di 80 Paesi. L’Unione europea e i suoi Stati membri sono il primo donatore di aiuti. Nel 2015, hanno erogato oltre la metà dell’aiuto pubblico mondiale allo sviluppo.
Diversità. Nell’Unione si parlano 24 lingue ufficiali e oltre 60 lingue autoctone regionali o minoritarie. L’Unione è basata sull’idea di ‘unità nella diversità’. Le identità nazionali sono tutelate dal Trattato sull’Unione europea. Per non pregiudicare le competenze nazionali o regionali, l’Unione ha sancito il principio di sussidiarietà, in base al quale essa interviene per trattare i problemi collettivi che non possono essere risolti individualmente dagli Stati membri. La ricchezza culturale dell’Europa ne fa la prima destinazione turistica del pianeta.

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Antonio Padoa-Schioppa - Le politiche dell’Unione europea
Un estratto dal volume di Antonio Padoa-Schioppa, Perché l'Europa - Dialogo con un giovane elettore
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Con il mercato unico l’Europa ha realizzato in un trentennio, attraverso un procedimento straordinariamente articolato, l’obbiettivo della libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali entro l’Unione. Per conseguire questo obbiettivo è stato necessario adottare una legislazione comune e una moneta unica, in modo da garantire la concorrenza e la stabilità monetaria. Con la politica di promozione attiva della libera concorrenza l’Unione ha assicurato ai consumatori prodotti migliori a prezzi competitivi ed ha in pari tempo favorito la crescita dell’economia degli Stati membri incentivando e tutelando l’iniziativa imprenditoriale. L’Atto unico del 1986, ma soprattutto il trattato di Maastricht del 1992 hanno esteso le competenze dell’Unione alla dimensione sociale e alla solidarietà, destinando importanti risorse allo sviluppo rurale, alla formazione del capitale umano, agli affari marittimi e alla pesca, all’innovazione e all’istruzione e soprattutto alle politiche di coesione, le quali hanno lo scopo di ridurre le disparità economiche e sociali tra le diverse regioni d’Europa. Non solo: da Maastricht in poi l’Unione persegue politiche di tutela dell’ambiente e del territorio, politiche di formazione per i giovani e per i lavoratori, politiche di investimento nella ricerca, politiche di protezione dei consumatori, interventi a favore del patrimonio culturale europeo, razionalizzazione del sistema dei trasporti, promozione di una comune politica dell’energia, linee comuni sulla sanità pubblica ed altro ancora.

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