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(Thirty Seconds To Midnight - The Final Wake Up Call)
 
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= Indice di Gini =
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= Thirty Seconds To Midnight - The Final Wake Up Call =
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[[File:Many_millions_of_indigenous_people.jpg|border|right|thumb|400px|Genocidi]]
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Questo film-documentario [https://www.youtube.com/watch?v=dgM_a4OwH_g|'''Thirty Seconds To Midnight'''], è un film di Regis Tremblay girato nel 2017 in associazione con Veterans for Peace, Peaceworkers, The Global Network Against Weapons and Nuclear Power, Pax Christi Maine. Sono stati intervistati gli abitanti di Ukraina, Okinawa, Hawaii, e le Isole Marshall. (Film in inglese con sottotitoli, a scelta, in inglese.)
  
== Le diseguaglianze rendono le società più sofferenti ==
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[https://www.youtube.com/watch?v=dgM_a4OwH_g&t=571s (9:31 video)] <big>'''William Blum'''</big>: "Questi interventi dimostrano che la politica estera americana non è stata motivata dall'imperativo morale di diffondere la libertà e la democrazia ma dai seguenti tre imperativi:
  
L’indice di Gini<ref name="ftn1">Detto anche in Statistica “grado di concentrazione”.</ref> è un numero, molto usato in Statistica, che misura la ''diseguaglianza nella ripartizione del reddito'' in uno Stato o in una Regione. Attualmente è un valore sensibile perché nel mondo la diseguaglianza è in aumento e questo non è positivo. Lo hanno dimostrato <span style="background-color:#ffff00;">Richard Wilkinson e Kate Pikett</span> con le loro ricerche pubblicate nel libro: “La misura dell'anima. Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici”.<ref name="ftn2">[[Wilkinson_Pikett_Diseguaglianze|Pickett, Kate, Wilkinson, Richard, La misura dell'anima. Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici, Feltrinelli, 2012]]</ref>
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1) '''Diffondere i capitalismo americano'''. La globalizzazione alimenta il complesso militare-industriale e le banche che hanno corrotto i presidenti della Casa Bianca e il Congresso.<BR/>
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2) '''Non c'è alternativa al capitalismo'''. Impedire la nascita di qualsiasi società che possa fungere da esempio riuscito di alternativa al capitalismo, comunismo, socialismo o qualsiasi sistema non in linea con gli interessi americani<BR/>
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3) '''Espandere l'Impero'''. Espandere l’egemonia politica, economica e militare sull’intero globo (per garantire il numero 1 e 2) e per prevenire l’ascesa di qualsiasi potenza regionale che possa sfidare la supremazia americana."
  
Lì si mostra che in uno dei nostri paesi economicamente sviluppati - e l’Italia lo è senz’altro - se c’è una grande diseguaglianza di reddito e di opportunità fra le persone, c’è anche un forte disagio sociale. Mentre se c’è maggiore eguaglianza, la società è più concorde e più felice. Detto così sembra una favola, ma per chi vive in povertà e fa i conti con la disoccupazione le cose sono drammatiche.
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[[File:Thirty_Seconds_to_Midnight_David_Vine.jpg|border|right|thumb|400px|'''David Vine''' Autore di ''United States of war'']]
  
Gli autori osservano che in molte società si è oramai raggiunto un livello di benessere medio (reddito pro capite) più che sufficiente. Ma è la cattiva distribuzione di questo benessere a creare problemi. Si riportano qui, a titolo di esempio, due grafici della loro ricerca. Nel primo, relativo a ''Problemi sociali e Reddito pro capite'', si vede che i punti sono sparpagliati. Non sono allineati in una direzione, dunque i problemi sociali non dipendono dal reddito medio. Mentre se si considerano i ''Problemi sociali e la Diseguaglianza di reddito'' si nota che nel secondo grafico i punti sono sensibilmente allineati. Quindi i problemi sociali dipendono dalla disuguaglianza.
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[https://www.youtube.com/watch?v=dgM_a4OwH_g&t=622s (10:21 video)] <big>'''David Vine'''</big>: "In questo momento abbiamo circa 800 basi in circa 80 paesi in tutto il mondo. Alla fine della Guerra Fredda c'erano circa 1600 basi in circa 40 paesi e oggi ci sono circa 800 basi in circa 80 paesi. Quindi un numero crescente di paesi è occupato da basi statunitensi. Per esempio ci sono ancora quasi 200 basi in Germania, più di due decenni dopo la fine della Guerra Fredda. Ci sono più di 120 basi in Giappone, quasi 100 in Corea del Sud, 50 in Italia e decine di basi in paesi come la Gran Bretagna, la Turchia e i paesi dall’Asia, dall’America centrale e oltre
  
{|border="0" cellspacing="0" cellpadding="2" width="80%" align="center"
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Una delle giustificazioni per questo enorme numero di basi è stata per decenni che le basi statunitensi all’estero diffondono democrazia. Ma questo avrebbe potuto avere una certa validità nei primi tempi del secondo dopoguerra in Germania, Italia e Giappone. Invece oggi troviamo basi statunitensi in più di 30 paesi guidati da regimi non democratici e spesso dittatoriali. Perciò abbiamo nostre basi che di fatto contribuiscono in alcuni casi a sostenere regimi non democratici e possono bloccare il progresso dei movimenti pro-democrazia.
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|[[File:Problemi_sociali_vs_Reddito_pro_capite.jpg|border|center|thumb|360px|Problemi e Reddito pro capite]]
 
|[[File:Problemi_sociali_vs_Diseguaglianza.jpg|border|center|thumb|360px|Problemi sociali e la Diseguaglianza di reddito]]
 
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== Calcolo dell’indice di Gini ==
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Dunque, nonostante la fine della Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno continuato a mantenere centinaia di basi nell'Asia orientale, circondando la Cina, nonché centinaia di basi nell’Europa occidentale e sempre di più nell’Europa centrale e orientale, circondando la Russia. A mio avviso queste scelte sono incredibilmente pericolose, soprattutto quella di aumentare il numero di basi sia attorno alla Cina, sia sempre più vicine ai confini della Russia.
  
[[File:distribuzione-a.jpg|border|center|thumb|600px|Cinque gruppi di persone con diverse distribuzioni di reddito.]]
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Noi che siano cittadini statunitensi, dovremmo pensare per un momento a come ci sentiremmo se la Russia o la Cina costruissero anche una sola base vicino ai confini degli Stati Uniti, nei Caraibi, ad esempio, o in Messico. Penso che molto presto vorremmo rispondere militarmente col rafforzare la nostra difese militari. Quindi perché dovremmo aspettarci qualcosa di diverso da Russia e Cina?
  
Supponiamo di avere quattro gruppi di persone: A, B, C, D, E, che hanno redditi diversi. Si rappresentano i redditi con rettangoli di altezza proporzionale. Nel primo caso hanno tutti lo stesso reddito, pari a 20. Nel secondo si differenziano un poco e nel terzo ancora di più. Fino all’estremo in cui tutto il reddito è concentrato in un solo gruppo. Più aumenta la concentrazione, più aumenta la diseguaglianza nella distribuzione del reddito.
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Mi sembra una strategia molto pericolosa e potenzialmente autorealizzante. In cui l'ascesa della potenza militare cinese, per esempio, si capisce come contrasto allo sviluppo delle forze militari statunitensi nell'Asia orientale. Ciò non fa altro che incoraggiare la Cina a aumentare la sua potenza militare. E questo può causare una spirale di militarismo crescente.
  
[[File:distribuzione-b.jpg|border|center|thumb|600px|Indice di Gini come rapporto di aree.]]
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Mi chiedo che cosa ci sia dietro tutto questo. Sicuramente è una lotta per il controllo geopolitico e geoeconomico. Cina e Russia sono state potenze in ascesa negli ultimi dieci, quindici e venti anni. E gli Stati Uniti hanno cercato in vari modi, principalmente in modo militare, di mantenere il proprio dominio globale. Perciò, costruire e mantenere basi militari statunitensi vicino ai confini cinesi e russi, è stato un elemento importante della strategia che ha lo scopo di mantenere il dominio degli Stati Uniti su tutto il mondo."
 
 
Ora si vuole attribuire un valore a questo grado di concentrazione. Si nota che disponendo così i rettangoli, la linea rossa che li attraversa si curva sempre di più, scostandosi dalla diagonale azzurra. Calcoliamo allora l’area compresa fra la linea blu e la linea rossa e dividiamo il risultato per l’area del triangolo ABC. Questo rapporto è l’''indice di Gini'' che ci dà la misura della concentrazione, oppure - che è lo stesso - della diseguaglianza nella distribuzione del reddito.
 
 
 
Nel primo caso l’area è zero, dunque l’indice di Gini è zero. È il caso in cui non c’è diseguaglianza. Nell’ultimo caso si tende alla maggiore diseguaglianza possibile. E l’indice di Gini tende all’unità. Quindi l’indice di Gini varia fra zero e uno. Calcoliamolo, per esempio, nel secondo caso (2b). Il triangolo ABC misura 10x10/2 = 50 quadretti. L’area sotto la linea rossa è data dalla metà dei rettangoli: 1+1+2+2+4, più i quadretti sottostanti: 2+4+8+12. In totale: 10+26 = 36. Allora l’area fra le due linee è 50-36 = 14. E l’indice di Gini è: 14/50 = 0,28.
 
 
 
Naturalmente ci sono spiegazioni più generali e quindi più complicate del calcolo dell’indice di Gini che si possono trovare facilmente su internet.<ref name="ftn3a">Vedi Wikipedia - Coefficiente di Gini: [https://it.wikipedia.org/wiki/Coefficiente_di_Gini]</ref> <ref name="ftn3b">Vedi l’articolo della prof. Paola Vicard “Calcolo dell’indice di concentrazione (indice di Gini) con la formula dei trapezi”: [http://host.uniroma3.it/facolta/economia/db/materiali/insegnamenti/157_1319.pdf]</ref>
 
 
 
Un altro modo, più semplice, di misurare la diseguaglianza è fare il '''rapporto fra i redditi del 20% più ricco e quello 20% più povero'''. Negli esempi precedenti: 20/20 = 1, 40/20 = 2, 45/5 = 9.
 
 
 
Qui abbiamo fatto il caso di ''redditi diversi'', ma ovviamente si può applicare il calcolo a diversità di ogni genere. Il caso della differenza di reddito è importante perché si affianca allo studio della povertà. Entrambi purtroppo in aumento in molti paesi.
 
 
 
'''Le diseguaglianze nel mondo'''
 
 
 
Si può avere un’idea delle diseguaglianze nel mondo da un sito dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD - Organisation for Economic Co-operation and Development).<ref name="ftn4">Vedi: [https://www1.compareyourcountry.org/inequality/en/0/313/default https://www1.compareyourcountry.org/inequality/en/0/313/default]</ref>
 
 
 
Si può visualizzare su una mappa, in modo qualitativo, l’indice di Gini (Gini Coefficient) e l’<span style="background-color:#ffff00;">indice di povertà relativa</span> (Relative Income Poverty).
 
 
 
 
 
{| align="center" style="border-spacing:0;width:17.265cm;"
 
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| align=center style="border-top:0.5pt solid #000000;border-bottom:0.5pt solid #000000;border-left:0.5pt solid #000000;border-right:none;padding-top:0cm;padding-bottom:0cm;padding-left:0.191cm;padding-right:0.191cm;" | [[Image:|top]]
 
| align=center style="border:0.5pt solid #000000;padding-top:0cm;padding-bottom:0cm;padding-left:0.191cm;padding-right:0.191cm;" | [[Image:|top]]
 
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| align=center style="border:0.5pt solid #000000;padding-top:0cm;padding-bottom:0cm;padding-left:0.191cm;padding-right:0.191cm;" | ''Relative Income Poverty''
 
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|}
 
I valori numerici possono essere visualizzati in una tabella che qui si riporta. I titoli delle colonne sono: Paese, Anno, Indice di Gini, Indice della povertà relativa, Rapporto fra i redditi del 20% più ricco e quello 20% più povero.
 
 
 
<div style="text-align:center;">[[Image:|top]]</div>
 
 
 
In Italia, come in molti altri paesi, ci sono importanti'' variazioni regionali'' dell’indice di diseguaglianza. Il diagramma dell’ISTAT ci mostra che l’indice aumenta dal Nord al Sud. Poi si nota anche un sensibile aumento della diseguaglianza dopo il 2014.<ref name="ftn5">Vedi: [http://dati.istat.it/Index.aspx?QueryId=4836 http://dati.istat.it/Index.aspx?QueryId=4836] </ref>
 
 
 
[[Image:|top]]
 
 
 
== Correlazione fra l’indice di Gini e l’indice della povertà relativa ==
 
 
 
Se si portano in un grafico sia gli indici di Gini, sia gli <span style="background-color:#ffff00;">indici di povertà relativa</span>, della tabella dell’OECD, si osserva che i punti si orientano secondo una direzione, anche se in modo approssimato. Questo fatto ci dice che '''c’è una discreta correlazione fra indice di Gini e indice della povertà relativa'''.
 
 
 
Se consideriamo il grado di benessere medio (ricchezza pro capite) invece dell’indice di Gini si nota che paesi ricchi come Danimarca (62) e Stati Uniti (59) (fra parentesi è il <span style="background-color:#ffff00;">PIL pro capite</span><ref name="ftn6">Nota: il PIL pro capite non rappresenta il reddito pro capite perché nel PIL entrano anche gli investimenti delle imprese e le spese dello Stato. Il <span style="background-color:#ffff00;">PIL di una nazione</span> è legato anche al numero di abitanti. Quindi una nazione con molti abitanti poveri può avere lo stesso PIL di una con pochi abitanti ricchi. Per avere dunque un’idea migliore del gradi di ricchezza di una nazione, è meglio usare il PIL pro capite.</ref> 2017 in migliaia di dollari - valori letti su sito tradingeconomics<ref name="ftn7">Vedi: [https://it.tradingeconomics.com/turkey/indicators https://it.tradingeconomics.com/turkey/indicators]</ref>), sono molto lontani nel grafico, così come paesi poveri come Slovacchia (20) e Turchia (15). Questa è una conferma del fatto che'' non c’è correlazone fra PIL pro capite e diseguaglianza'' come avevano dimostrato <span style="background-color:#ffff00;">Wilkinson e Pikett</span>.
 
 
 
<div style="text-align:center;">[[Image:|top]]</div>
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Versione attuale delle 21:22, 9 mag 2024

Thirty Seconds To Midnight - The Final Wake Up Call[modifica]

Genocidi

Questo film-documentario Thirty Seconds To Midnight, è un film di Regis Tremblay girato nel 2017 in associazione con Veterans for Peace, Peaceworkers, The Global Network Against Weapons and Nuclear Power, Pax Christi Maine. Sono stati intervistati gli abitanti di Ukraina, Okinawa, Hawaii, e le Isole Marshall. (Film in inglese con sottotitoli, a scelta, in inglese.)

(9:31 video) William Blum: "Questi interventi dimostrano che la politica estera americana non è stata motivata dall'imperativo morale di diffondere la libertà e la democrazia ma dai seguenti tre imperativi:

1) Diffondere i capitalismo americano. La globalizzazione alimenta il complesso militare-industriale e le banche che hanno corrotto i presidenti della Casa Bianca e il Congresso.
2) Non c'è alternativa al capitalismo. Impedire la nascita di qualsiasi società che possa fungere da esempio riuscito di alternativa al capitalismo, comunismo, socialismo o qualsiasi sistema non in linea con gli interessi americani
3) Espandere l'Impero. Espandere l’egemonia politica, economica e militare sull’intero globo (per garantire il numero 1 e 2) e per prevenire l’ascesa di qualsiasi potenza regionale che possa sfidare la supremazia americana."

David Vine Autore di United States of war

(10:21 video) David Vine: "In questo momento abbiamo circa 800 basi in circa 80 paesi in tutto il mondo. Alla fine della Guerra Fredda c'erano circa 1600 basi in circa 40 paesi e oggi ci sono circa 800 basi in circa 80 paesi. Quindi un numero crescente di paesi è occupato da basi statunitensi. Per esempio ci sono ancora quasi 200 basi in Germania, più di due decenni dopo la fine della Guerra Fredda. Ci sono più di 120 basi in Giappone, quasi 100 in Corea del Sud, 50 in Italia e decine di basi in paesi come la Gran Bretagna, la Turchia e i paesi dall’Asia, dall’America centrale e oltre

Una delle giustificazioni per questo enorme numero di basi è stata per decenni che le basi statunitensi all’estero diffondono democrazia. Ma questo avrebbe potuto avere una certa validità nei primi tempi del secondo dopoguerra in Germania, Italia e Giappone. Invece oggi troviamo basi statunitensi in più di 30 paesi guidati da regimi non democratici e spesso dittatoriali. Perciò abbiamo nostre basi che di fatto contribuiscono in alcuni casi a sostenere regimi non democratici e possono bloccare il progresso dei movimenti pro-democrazia.

Dunque, nonostante la fine della Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno continuato a mantenere centinaia di basi nell'Asia orientale, circondando la Cina, nonché centinaia di basi nell’Europa occidentale e sempre di più nell’Europa centrale e orientale, circondando la Russia. A mio avviso queste scelte sono incredibilmente pericolose, soprattutto quella di aumentare il numero di basi sia attorno alla Cina, sia sempre più vicine ai confini della Russia.

Noi che siano cittadini statunitensi, dovremmo pensare per un momento a come ci sentiremmo se la Russia o la Cina costruissero anche una sola base vicino ai confini degli Stati Uniti, nei Caraibi, ad esempio, o in Messico. Penso che molto presto vorremmo rispondere militarmente col rafforzare la nostra difese militari. Quindi perché dovremmo aspettarci qualcosa di diverso da Russia e Cina?

Mi sembra una strategia molto pericolosa e potenzialmente autorealizzante. In cui l'ascesa della potenza militare cinese, per esempio, si capisce come contrasto allo sviluppo delle forze militari statunitensi nell'Asia orientale. Ciò non fa altro che incoraggiare la Cina a aumentare la sua potenza militare. E questo può causare una spirale di militarismo crescente.

Mi chiedo che cosa ci sia dietro tutto questo. Sicuramente è una lotta per il controllo geopolitico e geoeconomico. Cina e Russia sono state potenze in ascesa negli ultimi dieci, quindici e venti anni. E gli Stati Uniti hanno cercato in vari modi, principalmente in modo militare, di mantenere il proprio dominio globale. Perciò, costruire e mantenere basi militari statunitensi vicino ai confini cinesi e russi, è stato un elemento importante della strategia che ha lo scopo di mantenere il dominio degli Stati Uniti su tutto il mondo."