Indici di povertà

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Indice di povertà assoluta[modifica]

Soglia e indice di povertà assoluta[modifica]

Soglie mensili di povertà assoluta (2017) Nord (N), Centro (C) e Sud (S) in Comuni fra 50 e 250 mila abitanti (+50).
Composizione di alcuni gruppi famigliari formati da uno a sei persone.

L’ISTAT misura ogni anno[1], dal 2005, la soglia di povertà assoluta[2] cioè la somma delle spese mensili che si considerano un minimo per vivere in modo accettabile. La percentuale di famiglie che hanno un reddito inferiore a questa soglia è l’indice di povertà assoluta di una data Regione o Paese. La soglia varia in base alla composizione della famiglia ed è ovviamente maggiore per famiglie più numerose. Varia anche in base alla regione e alle dimensioni della città.

La soglia si calcola tramite interviste fatte a un campione[3] rappresentativo di famiglie sorteggiate in modo opportuno. Le domande riguardano numerosi aspetti della vita famigliare, non solo economici, e si basano su un questionario[4] molto dettagliato. Le risposte date all’intervistatore sono volontarie, non obbligate. Naturalmente la privacy è protetta. Si danno qui, come esempio, le soglie mensili, calcolate sul sito ISTAT[5], per sette composizioni famigliari diverse: A ... G.

Tabella e grafico della povertà assoluta[modifica]

Tabella ISTAT con i valori della povertà assoluta.
Grafico della povertà assoluta ottenuto selezionando alcuni valori della tabella ISTAT.

Si può scaricare dal sito dell’ISTAT [6] la tabella che contiene i valori dell’indice della povertà assoluta. Sono stati scelti quelli degli anni fra il 2014 e il 2017. Questi valori possono essere poi rielaborati, ottenendo, per esempio, il grafico della figura sottostante. Si nota che le percentuali di povertà sono maggiori al Sud e che sono sensibilmente aumentate nel 2016.

Analisi della povertà assoluta[modifica]

“La stima della povertà assoluta[7] diffusa dall’ISTAT definisce povera una famiglia con una spesa per consumi inferiore o uguale al valore monetario di un paniere[8] di beni e servizi considerati essenziali per evitare gravi forme di esclusione sociale. Il valore monetario del paniere di povertà assoluta viene annualmente rivalutato alla luce della dinamica dei prezzi e confrontato con i livelli di spesa per consumi delle famiglie. Per sintetizzare l’informazione sui vari aspetti della povertà (diffusione, gravità) vengono calcolati due indici: il primo è la proporzione dei poveri (incidenza)[9], cioè il rapporto tra il numero di famiglie (individui) in condizione di povertà e il numero di famiglie (individui) residenti. Il secondo è il divario medio di povertà (intensità)[10], che misura «quanto poveri sono i poveri», cioè di quanto, in termini percentuali, la spesa media mensile delle famiglie povere è inferiore al valore monetario del paniere di povertà assoluta.”

Indice di povertà relativa[modifica]

Soglia e indice di povertà relativa[modifica]

Grafico della povertà relativa ottenuto selezionando alcuni valori della tabella ISTAT.

Definire la soglia di povertà relativa è più semplice che per la povertà assoluta perché non dipende dalla definizione del “paniere di beni”. Si basa infatti sulla spesa per consumi pro capite calcolata a livello nazionale[11]. L’indice di povertà relativa è la percentuale di famiglie la cui spesa mensile è inferiore al valore di soglia. Il nome di povertà “relativa” deriva dunque dal fatto che è definita relativamente al consumo pro-capite.

ISTAT ha rilevato che nel 2017: “La spesa media mensile pro-capite nel Paese è risultata di 1.085 €”[12]. Si definisce povera una famiglia di due persone che ha una spesa mensile inferiore a questa soglia. Per famiglie con composizioni diverse si usa la Scala di equivalenza Carbonaro. Per esempio, per una persona sola la soglia di povertà relativa è: 1.085x0,6 = 651 €. Per tre persone: 1.085x1,33 = 1.443 €. Sono valori di poco superiori alla soglia di povertà assoluta per le regioni del Nord Italia, ma di molto superiori rispetto a quella delle regioni del Sud, nelle quali, per tre persone, la soglia di povertà assoluta si aggira attorno ai 1.000 €.

Scala di equivalenza Carbonaro
Ampiezza della famiglia Coefficiente
1 0,60
2 1,00
3 1,33
4 1,63
5 1,90
6 2,16
7 o più 2,40

Grafico degli indici di povertà relativa[modifica]

Grafico della povertà relativa ottenuto selezionando alcuni valori della tabella ISTAT.

Nel Rapporto ISTAT del 2017[13] sulla povertà sono presentati e commentati anche gli indici di povertà relativa oltre a quelli di povertà assoluta. Con un procedimento analogo al precedente, che riguardava la povertà assoluta, si ottiene il grafico della povertà relativa negli anni 2014-2017. Come si vede l’indice per il Sud è molto maggiore[14] dell’indice per il Centro e il Nord. (Vedi il successivo paragrafo su "I motivi della povertà nel Sud".)

Analisi della povertà relativa[modifica]

“La stima della povertà relativa[15] diffusa dall'Istat si basa sull'uso di una linea di povertà nota come International Standard of Poverty Line (ISPL) che definisce povera una famiglia di due componenti con una spesa per consumi inferiore o uguale alla spesa media per consumi pro-capite. Per definire le soglie di povertà relativa per famiglie di diversa ampiezza si utilizzano coefficienti correttivi (Scala di equivalenza Carbonaro) che tengono conto dei differenti bisogni e delle economie/diseconomie di scala che è possibile realizzare al variare del numero dei componenti. Per sintetizzare l’informazione sui vari aspetti della povertà (diffusione, gravità) vengono calcolati due indici: il primo è la proporzione dei poveri (incidenza), cioè il rapporto tra il numero di famiglie (individui) in condizione di povertà relativa e il numero di famiglie (individui) residenti. Il secondo è il divario medio di povertà (intensità), che misura «quanto poveri sono i poveri», cioè di quanto, in termini percentuali, la spesa media mensile delle famiglie povere è inferiore alla linea di povertà relativa.”

I motivi della povertà nel Sud[modifica]

Indici dei servizi pubblici e di disuguaglianza Nord e Sud.

Luca Ricolfi, nel suo volume “Illusioni italiche”[16], tratta in modo dettagliato delle particolarità del Sud, spiegando perché la povertà assoluta del Sud è maggiore del 50% rispetto al Centro-Nord: “I motivi sono due. Il primo è che nel Mezzogiorno, come si può osservare nel grafico, la quantità e la qualità di servizi pubblici sono molto inferiori (non sarebbe più corretto “sono molto a quelle del Centro-Nord: e i servizi pubblici sono uno degli strumenti più efficaci di contrasto della povertà. Il cattivo funzionamento dei servizi pubblici penalizza innanzitutto le fasce deboli della popolazione[17], che non hanno i mezzi per sostituirli adeguatamente con servizi privati.

Il secondo motivo è che nel Mezzogiorno il reddito, lungi dall’essere insufficiente, è distribuito in modo molto più diseguale che al Nord. C’è una casta politico-burocratico affaristica, spesso collegata alla criminalità organizzata, che riesce ad appropriarsi di una fetta consistente delle risorse che affluiscono al Sud, e c’è un vero e proprio proletariato iper-sfruttato o emarginato che non riesce neppure a raggiungere il livello di sussistenza. Detto in altre parole: non è il livello medio del reddito pro capite, ma è la sua iniqua distribuzione il vero problema del Mezzogiorno.

L’iniquità della distribuzione si può misurare con l’indice di concentrazione di Gini, come fa l’ISTAT ogni anno nella sua indagine sulle condizioni di vita delle famiglie. Ebbene, la concentrazione del reddito è minima nel Nord, specialmente nel Triveneto. Sale un po’ nelle regioni dell’Italia centrale, in particolare nel Lazio. Tocca il massimo nel Sud, in particolare nelle tre regioni ad alta intensità mafiosa, ovvero Sicilia, Calabria, Campania: un indizio che la presenza della criminalità organizzata rende più ingiusta la distribuzione delle risorse.

Per attenuare la povertà e farla scendere al livello di quella del Nord, al Sud basterebbe che i servizi pubblici fossero gestiti con efficienza paragonabile a quella del resto del paese, e le risorse disponibili fossero distribuite con un po’ più di equità.”

Note[modifica]


  1. Vedi il Rapporto 2017: https://www.istat.it/it/files//2018/06/La-povertà-in-Italia-2017.pdf “Le stime diffuse in questo report si riferiscono a due distinte misure della povertà: assoluta e relativa, che derivano da due diverse definizioni e sono elaborate con metodologie diverse, utilizzando i dati dell’indagine campionaria sulle spese per consumi delle famiglie.”
  2. Vedi la pagina per il calcolo: https://www.istat.it/it/dati-analisi-e-prodotti/contenuti-interattivi/soglia-di-poverta La soglia di povertà assoluta rappresenta il valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia, definita in base all’età dei componenti, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza. Una famiglia è assolutamente povera se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore a tale valore monetario.
  3. Vedi l’Indagine sulle condizioni di vita: https://www.istat.it/it/archivio/5663 L’indagine è condotta su un campione di circa 29mila famiglie (per un totale di quasi 70mila individui), distribuite in circa 640 Comuni italiani di diversa ampiezza demografica.
  4. Vedi il Questionario: https://www.istat.it/ws/fascicoloSidi/274/Questionario.pdf Le informazioni vengono raccolte mediante un questionario elettronico, presente sul computer dell’intervistatore, in cui saranno registrate le risposte fornite dalla famiglia.
  5. Vedi per il calcolo: https://www.istat.it/it/dati-analisi-e-prodotti/contenuti-interattivi/soglia-di-poverta oppure: https://www4.istat.it/it/prodotti/contenuti-interattivi/calcolatori/soglia-di-poverta
  6. Vedi: http://dati.istat.it/ (Menu a sin.) Condizioni economiche delle famiglie e disuguaglianze/Povertà/Povertà nuova serie/Principali dati
  7. È la spiegazione della povertà assoluta data dallo stesso sito: http://dati.istat.it/
  8. Vedi: Document-pdf.svg "La misura della povertà assoluta", ISTAT - Metodi e Norme n. 39, 2009
  9. Quello che abbiamo chiamato “indice” di povertà assoluta.
  10. Di questo secondo indice non ci siamo qui occupati.
  11. Vedi il risultato per il 2017: https://www.istat.it/it/archivio/217356 e Testo integrale e nota metodologica: https://www.istat.it/it/files//2018/06/Spese-delle-famiglie-Anno-2017.pdf
  12. Vedi la relazione per il 2017: https://www.istat.it/it/files/2018/06/La-povertà-in-Italia-2017.pdf
  13. Vedi il Rapporto 2017: https://www.istat.it/it/files//2018/06/La-povertà-in-Italia-2017.pdf
  14. L’indice di povertà relativa del Sud è circa 5 volte maggiore di quello del Nord (25/5). Mentre la soglia diminuisce solo del 50% circa. Infatti, se si confrontano i valori per una famiglia di tre persone, si ha: 1500/1000 = 1,5. Come mai un incremento di 0,5 circa nella soglia dà un incremento di 5 nell’indice? La spiegazione può essere cercata nella forma della curva dell’indice di Gini che, all’inizio, deve avere quindi una pendenza del 10% circa (0,5/5 = 0,1).
  15. È la spiegazione della povertà relativa data dallo stesso sito: http://dati.istat.it/
  16. Ricolfi, L., “Illusioni italiche”, Mondadori, 2010, pag. 129, e, con più dettaglio, nel volume “Il sacco del Nord", Guerini, 2010.
  17. I corsivi sono stati aggiunti redazionalmente.

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